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Perchè acquistare italiano


18/05/2021

L’impatto dei prodotti di importazione sul mercato italiano

Prima che l’emergenza per la pandemia arrivasse a mettere in profonda discussione il mondo come lo abbiamo conosciuto finora e con esiti difficilmente prevedibili, il rapporto tra il mercato italiano e quello estero rincorreva una tendenza che vale la pena analizzare.

Le risorse energetiche segnano la più grande percentuale di beni importati, mentre altre quote significative riguardano gli autoveicoli, i prodotti di derivazione chimica e i medicinali. Ma quello che balza all’occhio è il costante incremento nei settori dell’abbigliamento, delle calzature e dell’agroalimentare, ossia i cavalli di battaglia del glorioso marchio “Made in Italy”.

Proprio in riferimento all’industria alimentare i numeri si fanno pesanti. Importiamo materie prime sia dai Paesi UE che dai maggiori Stati extraeuropei con un giro d’affari quantificato in decine di miliardi di euro. È sbalorditivo constatare che alcuni tipi di carne, latte, grano, olio e pesce raggiungono punte di importazione del 50% ed oltre sul totale del fabbisogno nazionale. Situazione che poi si riflette sulla trasformazione in prodotti che finiscono sulle nostre tavole come pasta, salumi e formaggi. Solo il settore ortofrutticolo non è toccato da questo squilibrio commerciale, con percentuali di import irrisorie rispetto alla produzione sul suolo nazionale.

Considerando che:

  • l'Italia conta più di 300 indicazioni geografiche riconosciute a livello comunitario e oltre 400 vini coperti da marchio DOC o DOCG

  • la varietà agricola e zootecnica del Belpaese si riflette in migliaia di prodotti tradizionali regionali

  • opera un sistema di sessantamila aziende agricole biologiche che lavora con metodi certificati e controllati

I dati esposti in precedenza assumono una dimensione significativa, sulla quale possiamo fare più di una riflessione.

I contraccolpi di un import eccessivo

L’ossatura del sistema produttivo, distributivo e commerciale italiano regge su un sistema di piccole e medie imprese, molte delle quali portatrici di un sapere generazionale ed un’organizzazione del lavoro eccellente. Un aumento delle importazioni in categorie merceologiche simbolo del “Made in Italy” si traduce in minor volume d’affari per queste aziende, generando difficoltà economiche che possono condurre al ridimensionamento o addirittura la chiusura di marchi storici, con conseguente diminuzione di posti di lavoro e la perdita di un patrimonio culturale difficilmente recuperabile.

L’Italia inoltre possiede uno dei sistemi di controllo più rigidi e scrupolosi al mondo, che attraverso i suoi protocolli garantisce la sorveglianza completa di tutti i passaggi della filiera produttiva. Lo stesso non si può dire per le merci di importazione, le quali vengono spesso segnalate per criticità e contaminazioni pericolose per la salute.

In Italia vige una precisa normativa che tutela diritti e doveri dei lavoratori, con turni di lavoro stabiliti a cui corrispondono adeguate retribuzioni. Determinati prodotti di importazione (si pensi all’abbigliamento delle catene internazionali del “fast fashion”) vengono realizzati sfruttando manodopera a basso costo in condizioni disumane nelle aree più depresse del pianeta, alimentando un sistema che riesce a tenere bassi i prezzi finali barattandoli con la dignità di persone che versano in stato di estremo bisogno.

Non ultimo va tenuto in considerazione l’impatto ambientale delle importazioni, un argomento che sta guadagnando sempre più attenzione con l’accresciuta sensibilità sulle condizioni della nostra biosfera. Un giro intercontinentale di merci mette in moto un sistema di trasporti dalle elevatissime emissioni inquinanti. Inoltre la dislocazione di impianti produttivi in Paesi dalla scarsa legislazione ecologica provoca un impatto disastroso sull’aria, l’acqua, la terra e tutti gli esseri viventi.

Perchè acquistare italiano?

Il “Made in Italy” è ammirato e ricercato perché sinonimo di qualità, originalità, buon gusto, creatività e cura dei dettagli. Non si contano i tentativi di contraffazione dei marchi di maggior prestigio, così come i grossolani tentativi di presentare come italiani prodotti che italiani non sono, giocando sulle assonanze dei nomi e i colori delle confezioni.

Come mai l’eccellenza certificata e garantita del Belpaese sembra venir meno proprio in patria?

La presenza massiccia sul mercato di prodotti di importazione a basso prezzo ha alimentato la percezione che si potesse riempire lo stesso il carrello spendendo la metà. In fondo la pasta è sempre pasta, il latte è sempre latte, la carne è sempre carne e così via.

In quei pochi euro di differenza invece si concentra la qualità delle materie prime, il controllo di sicurezza dell’intera filiera produttiva, l’etica del lavoro, il rispetto dell’ambiente, la trasparenza delle informazioni.

Ribaltando la prospettiva del risparmio economico da questo punto di vista, non è vero che acquistare italiano costa di più: costa esattamente quello che vale.

Non va inoltre sottovalutato il circolo virtuoso generato in termini di economia e benessere generale. Una maggiore domanda di prodotti italiani si traduce in un aumento della produzione che per essere affrontata richiede l’assunzione a più livelli di personale e figure professionali. Senza contare l’indotto che si sviluppa attorno ad un settore fiorente ed il ritorno di ricchezza alla collettività sotto forma di tasse versate all’erario italiano, anziché dirottato verso il sistema fiscale di qualche paese estero molto spesso a regime agevolato.

Un incremento di profitto per le aziende nostrane comprende anche un discreto margine destinato agli investimenti, che in un'ottica di miglioramento continuo comporta una sempre maggiore attenzione alla qualità delle materie prime, all’ottimizzazione del processo produttivo, alla tutela del territorio e alla sponsorizzazione delle realtà locali.

Non dobbiamo poi dimenticare che dietro ogni azienda c’è una storia che merita di essere raccontata e ascoltata, il sogno di chi fa impresa ed il lavoro quotidiano di uomini e donne che sostiene qualsiasi attività produttiva.

L’ossessione al risparmio economico non può farci dimenticare che viviamo in un Paese che da secoli è ammirato per la sua bellezza, la sua cultura e il suo stile di vita evocato dalla magica sigla “Made in Italy”. Siamo custodi del più alto numero di siti patrimonio UNESCO, di specificità agroalimentari uniche, di un archivio stratificato di conoscenze nel comparto artigianale e manifatturiero. Ci si può mai stancare di tutto questo?

Vivere questi tempi anomali ci ha permesso di ripensare, tra le altre cose, il nostro ruolo e la nostra etica sugli acquisti che facciamo. È il momento ormai di stabilire un rinnovato patto tra produttori, distributori e consumatori, basato sulla fiducia e la scelta consapevole dei prodotti che andranno a riempire il nostro carrello della spesa.

Acquistare italiano si rivela sempre più un modo per sostenere l’eccellenza, l’ingegno, la coesione e la solidarietà nazionale. Ogni nostro gesto in questo senso può davvero fare la differenza.